La storia del nostro Pianeta viene suddivisa in Ere geologiche, e quella in cui stiamo vivendo è l’Olocene, iniziata più di 11.700 anni fa.
Nel 2000 però, due accademici di fama internazionale - Stoermer e Crutzen - hanno proposto una nuova Era geologica, la cui data di inizio è ancora dibattuta, che è l’Antropocene.
Questo termine, derivante dalla congiunzione dei termini greci anthropos e kainos, che significano rispettivamente essere umano e recente, è usato per indicare il fatto che l’essere umano con la sua attività è riuscito a modificare i processi geologici e di regolazione del clima. L’essere umano è quindi il maggiore driver, la maggiore causa dei cambiamenti sul nostro Pianeta. E difficilmente questo viene visto di buon occhio.
Stiamo cambiando le carte in tavola, abbiamo raggiunto un livello di concentrazione di CO2 in atmosfera che solo un’altra volta, in tutta la storia della Terra, era stato toccato: nel Pliocene, ovvero 3 milioni di anni fa, quando il Pianeta non era abitato dall’Homo ma dall’Australopitechus. Siamo i primi del nostro genere ad aver raggiunto il livello di 420 ppm (parti per milione) di CO2 in atmosfera, e cosa ancor peggiore è che lo abbiamo raggiunto in meno di 150 anni.
Questo ha conseguenze devastanti sul clima, che portano e porteranno a conseguenze che non possiamo neanche immaginare - ma da quanto sappiamo, non saranno conseguenze positive.
C’è però ancora una speranza.
Così come stiamo cambiando le cose in negativo, possiamo utilizzare le nostre conoscenze e abilità per invertire la rotta e avere un impatto positivo sul nostro Pianeta.
Dobbiamo solo reinventarci, vedere i problemi che abbiamo creato come opportunità da cui partire, e abbracciare una visione che sia globale, in modo da non commettere più gli stessi errori.